Recensione- Lucky


                        You save yourself or you remain unsaved.
                                                                             - Alice Sebold

Questa è una recensione molto particolare, cari lettori. Non sarà una critica alla storia perché non c’è nulla da analizzare come “possibile” o “impossibile”, “bello” o “brutto”.  Il libro prenderà cinque specchi a prescindere per premiare il coraggio di raccontarsi senza filtri, approfondendo quel che nessuno avrebbe mai la forza di raccontare. Questo canale, il blog, raggiunge molte testoline e tra queste, presumibilmente, ci sono persone che hanno bisogno di una mano.  Un libro, a volte, può essere la soluzione, può essere quella spinta che vi aiuta a rimontare in sella. Insomma, spero che Lucky possa aiutare a salvare qualcuno. In realtà la speranza maggiore sarebbe tenere il male lontano da chiunque, ma è un sogno troppo ambizioso. 
Alice Sebold, nota per il suo fortunatissimo Amabili Resti, non vi parlerà della sua nascita o della sua infanzia, accenna appena al suo passato. Fin dal primo istante, è ovvio il perché:  quella Alice è morta. Sì, è morta l’8 maggio 1981, quando Gregory Madison l’ha stuprata su un letto di vetro, dopo averla picchiata e umiliata. Alice ricorda bene quella notte, non risparmia ai lettori nessun dettaglio, al punto da farli sentire a disagio. Un disagio dovuto all’impossibilità di intervenire, di salvare Alice. È questo quello che provi: vuoi lottare per lei, vuoi impedire che le facciano del male… ma non puoi. Assisti al suo stupro. E questo ti fa sentire impotente. Alice, per quanto tenti di mostrarsi forte o di far finta che nulla sia cambiato, è un’altra. Vede il mondo in modo tutto nuovo, suddivide le cose, le strade, le persone tra “sicuro” e “non sicuro”. Se prima dormire su una panchina dell’università non la preoccupava, adesso ne è terrorizzata. Alice, però, non ci sta. Non vuole darla vinta al suo stupratore, il cui errore più grande è stato farsela nemica. Lo denuncia e lo fa arrestare, iniziando così la sua lotta in tribunale. Non è più preda, ma cacciatore.
Lucky è un libro difficile da leggere, ma necessario. Ci ho messo molto tempo per finirlo perché non è una lettura semplice e spesso mi tenevo lontana per non sminuire i miei problemi personali, che ovviamente impallidiscono dinanzi a quello che le è successo. Ammetto che non sono d’accordo su alcune affermazioni della Sebold, ma questa non è la sede per discutere sulle differenze morali che un po’ ci separano. Il punto è: leggetelo per aiutare voi stessi, ma anche per imparare. Anzi, in realtà adesso vorrei rivolgermi soprattutto a quelle simpatiche persone che non hanno la benché minima idea di cosa sia l’umorismo nero. Eric Cartmann –personaggio di South Park- che si vendica di un bullo cucinando un chili fatto con la carne dei suoi genitori è umorismo nero. Se il video di una ragazza che viene stuprata da un branco di animali vi fa ridere, siete perfidi. E quello, care teste di minchia, non è umorismo nero. Anzi, forse meritereste anche voi di finire prigione. Gente come voi è pericolosa, ma a tutto c’è una
soluzione: leggere Lucky potrebbe risvegliare l’umanità che è in voi. Ricordo che le vittime vanno protette, non stigmatizzate.
Perdonatemi se questa recensione vi sembrerà una ramanzina, però la letteratura è anche pedagogia, formazione delle menti, lo strumento con cui si abbattono barriere e stereotipi.  Non sempre l’aspetto più importante è l’intrattenimento.

-Little Fox




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