LA DONNA DI GHIACCIO - Robert Bryndza


Trama
Quando un ragazzo scopre il cadavere di una donna sotto una spessa lastra di ghiaccio in un parco di Londra, la detective Erika Foster viene subito incaricata dell’indagine sull’omicidio. La vittima, giovane, ricca e molto conosciuta negli ambienti della Londra bene, sembrava condurre una vita perfetta. Ma quando Erika comincia a scavare più a fondo tra le pieghe nascoste della sua esistenza, trova degli strani punti di collegamento tra quell’omicidio e l’uccisione di tre prostitute, assassinate secondo un macabro e preciso rituale. Ma chi era veramente la ragazza nel ghiaccio? Quali segreti nascondeva? Il ritratto che ne dà la famiglia corrisponde alla verità? Erika ha l’impressione che tutti gli elementi a cui si aggrappa nel corso delle ricerche le scivolino via dalle dita, ma è cocciuta, determinata e disposta a qualunque cosa pur di arrivare a capire che cosa si cela dietro quella morte violenta…




La mia opinione:
Già dalle prime pagine questo libro mi ha lasciata interdetta. Era una lettura lenta e che non riusciva a prendermi, si perdeva in continue descrizioni piene di dettagli neanche troppo rilevanti che distoglievano dalla vicenda. Oltrepassata la metà però ho cominciato a ricredermi. La vicenda ha cominciato a farsi interessante in un continuo susseguirsi di colpi di scena. Sembrava di esser vicini alla soluzione del caso, ma poi tutto ritornava ad essere confuso. La trama è buona, l’idea di fondo è buona, il problema è stato l’epilogo. Arrivata alla soluzione non ho provato la sensazione di soddisfazione che di solito provo una volta ultimato un thriller. E questo perché per una risoluzione vera e propria non è sufficiente sapere il nome dell’assassino. Mi ha lasciato insomma con la curiosità, come se il caso fosse stato risolto ma non del tutto. Bene, so chi era l’autore degli omicidi, ma poi? Perché lo aveva fatto? Perché aveva seguito per tutti la stessa precisa dinamica? Insomma mancavano le motivazioni. E le motivazioni, soprattutto in un giallo, sono importanti.
A parte questo poi ci sono altri aspetti della storia che mi hanno lasciata interdetta, quali ad esempio la detective Forster che non si accorge del fatto che un estraneo le era entrato in casa. Ma come, non era una bravissima detective?!
Inoltre ho trovato tutti i personaggi un po’ troppo eccessivi, soprattutto personaggi come il tenente Marsh che sembra a tutti costi voler ostacolare le indagini della detective Forster in modo alquanto burbero e insensato e non corrispondente al comportamento finale.
Per quanto riguarda il passato della detective invece ho avuto un’impressione positiva per il modo in cui viene fatto emergere, attraverso ricordi dolorosi e ricorrenti, e la capacità di far trapelare la profonda solitudine del personaggio, forse l’unico che ho trovato veramente ben riuscito.
Per quanto riguarda lo stile posso soltanto dire che ho trovato la traduzione buona, in quanto l’originale è in inglese non posso dare un giudizio vero e proprio.  Mi è piaciuta l’idea di raccontare la storia da più angolazioni, in particolare quella dell’assassino.
Insomma, non mi ha lasciato un’impressione positiva, una lettura scorrevole ma che in molti aspetti lascia un po’ desiderare.

Il mio voto:

-Iris-


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