Recensione "Fangirl" by Rainbow Rowell

«Spero che piaccia. Che risuoni dentro.
Che Cath sembri reale ai lettori e che loro si prendano cura di lei.
Spero che si innamorino di Levi.
Fangirl è la mia lettera d'amore al fandom, alle fanfiction ed all'immaginazione:
è il libro in cui provo a spiegare cos'è, cosa si prova ad essere una scrittrice.
E penso di aver provato a dire qualcosa riguardo all'innamorarsi per la prima volta, e al creare e definire la propria identità, lontani dalla propria famiglia.»
(Rainbow Rowell)

Mi è stato chiesto più volte, in questi ultimi giorni, quando avrei finalmente recensito Fangirl«L'hai in lettura da un secolo!» mi è stato ripetuto bonariamente.
Avevano ragione. 460 pagine in tre settimane è davvero troppo. E no, non conta che fosse l'edizione in Inglese. Perciò scusatemi se vi ho fatto aspettare così tanto, non è stato affatto carino. Ma non potevo finire quel libro, non potevo staccarmi e dire addio alle sue pagine. Ancora adesso qualcosa, dentro di me, sta piangendo questo abbandono. Ma non è tutto, no, c'è dell'altro: una nuova forza, la consapevolezza, l'entusiasmo che accompagna sempre i nuovi inizi; quando sai quello che lasci ma non quello che trovi, e hai ancora un pò di dolce malinconia per quel che stai lasciando alle spalle. Ma sai anche che è finito, ed ora, più arricchiti, si va avanti. Ed ecco qua, in poche righe, l'essenza del libro.
Fangirl viene definito dall'editore "A tale of fanfiction, family and first love" (una storia di fanfiction, famiglia e primi amori). Sono questi i nuclei intorno a cui ruota la vicenda.
Cath e Wren sono gemelle identiche, e fino ad ora hanno sempre fatto tutto, tutto, insieme. Ma adesso il college è finito e, nell'iniziare l'università, Wren decide che non vuole più essere la metà di una coppia. A differenza della sorella, lei vuole ballare, conoscere nuove persone, divertirsi con i ragazzi, andare alle feste... Per Cath, invece, non è affatto facile. Lei vorrebbe perdersi nelle fanfiction che scrive, dove le emozioni sono molto più intense di qualsiasi cosa abbia vissuto nella vita reale. Ora però Cath deve scegliere se è pronta o no ad aprirsi a nuove persone, a nuove esperienze. E inizierà a comprendere che c'è molto più da capire riguardo alla vita, all'amore, di quanto abbia mai creduto possibile.
Sono molti gli aspetti che ho adorato in questo libro. Innanzi tutto, l'aver vissuto ogni singola vicenda narrata come fossi dentro al romanzo; e non solo per la capacità della Rowell di far uscire la storia dalle pagine, grazie alla forte e continua attinenza alla logica e al realismo. Ma perché erano vere, tutte quelle situazioni, le emozioni, erano vere. Ho vissuto in un libro il mio stesso primo anno di università, tutte quelle incertezze, lo spaesamento di ritrovarsi in un mondo nuovo, la timidezza, l'istinto di attaccarsi alle cose perse, alla casa lontana. E poi la forza di vincersi, di sforzarsi ad aprirsi, a fare il primo passo verso una nuova vita. «Questo è quello che è il primo anno d'università» dice l'autrice in un'intervista riportata tra le ultime pagine «trovare un modo per riconciliare la vita da bambino con il futuro da adulto. Non vuol dire abbandonare tutte le cose e le persone amate e rimpiazzarle; ma le relazioni e le priorità cambiano. Semplicemente, devono farlo». Non credo avrei potuto trovare parole migliori per definirlo, se non le stesse che la Rowell usa nel scrivere il suo romanzo. 
«E le fanfiction?» qualcuno potrebbe chiedere «Dov'è la fangirl a cui viene addirittura dedicato il titolo?». Ebbene, la risposta è quella più ovvia: è la protagonista; è Cath...e non solo. Certamente, è lei la più "fangirl" nella storia (anche se non l'unica), lei che vive nelle e delle fanfiction che scrive ed è incapace di relazionarsi con la quotidianità; lei che è tanto vincente nel fandom quanto una perdente nel mondo reale. Questo è un altro aspetto che ho amato del romanzo: il fatto che non sia solo formato da dialoghi geniali e da situazioni così comiche da portare alle lacrime (di gioia, ovvio), ma che parli anche di crisi umane; e che lo faccia senza pretese, senza dover dimostrare di essere filosofi o bravi maestri. In modo semplice, realistico, così come sono. Ecco, è proprio questo, Fangirl presta una serietà eccezionale nei confronti delle emozioni, con la coscienza che queste ultime non debbano essere grandiose per essere provate, per sconvolgere; ma sono capaci di lasciare il segno nella loro semplicità umana. Questa è anche la storia di personaggi in crisi, al limite del così detto "disagio sociale", e che in fine trovano la forza di scegliere di salvarsi, da soli e insieme. I personaggi, che ho amato per la loro umanità e caratterizzazione (sebbene non sempre ho condiviso le loro scelte e/o stili di vita) sbagliano, toccano il fondo... ma poi scelgono sempre di cercare e trovare la forza per rialzarsi. Bellissima, sotto questo punto di vista, è anche la storia d'amore, una delle poche (tra quelle inserite nei romanzi contemporanei) che ho davvero apprezzato. Non è stata posta lì, nella trama, perché tanto una love story deve esserci; né per regalare una masturbazione emotiva alle lettrici dal cuore tenero, che sognano un amore impossibile. Non è un'impalcatura rigida e stereotipata. È un amore che parla anche di debolezze umane, reale, sentito. Uno di quelli per cui ci vuole coraggio, fiducia, e che fanno, un centimetro alla volta, uscire dal proprio bozzolo. Un amore umano.
Molto bene è, a mio avviso, trattata anche la dinamica tra le gemelle. Una nota di merito va anche alla struttura dell'edizione inglese (che ho adorato), e non solo per la grafica, ma per l'intera impostazione, i contenuti extra, i disegni... Purtroppo ci si può basare unicamente sulle versioni inglese e americana, non essendo il romanzo stato ancora pubblicato in Italia. Fortunatamente il libro, in lingua originale, è facilmente reperibile , sia tra i rivenditori online, sia nelle librerie "fisiche". Da qualche tempo, inoltre, i fan italiani si stanno attivando per richiedere una traduzione ufficiale.

Sicuramente, a farmi apprezzare così tanto quest'opera vi è stato anche il tema analizzato. Quello delle fangirls è un tema attuale, che riguarda un folto gruppo, una (quasi) categoria sociale, e che non sempre viene visto e trattato con la dovuta serietà. Rainbow Rowell, invece, riesce a parlarne in modo appropriato; lei, che dichiara con orgoglio di appartenere a diversi fandom, di amare le fanfiction e, riferendosi alle fanart e alle ff su Fangirl, dice di essere fiera ed estremamente felice di aver potuto creare qualcosa che ispiri altre persone a scrivere le proprie storie e a creare la propria arte. Lei, che conclude così i ringraziamenti a fine romanzo:




«I decided to write this book after reading a lot (I mean, a lot) of fanfiction. Reading fic was a transformative experience for me - it changed the way I think about writing and storytelling, and helped me more deeply understand my own intense relationship with fictional worlds and characters. So thank you for writing it».*





Grazie, Rainbow Rowell; da parte di una fangirl, semplicemente, grazie.
Buona lettura!




*Ho deciso di scrivere questo libro dopo aver letto un sacco (e intendo proprio un sacco) di fanfiction. Leggere ff è stato un'esperienza formativa, per me - ha cambiato il mio modo di pensare alla scrittura e al raccontare storie, e mi ha aiutato a capire più profondamente la mia intensa relazione con i mondi dell'immaginazione e i personaggi. Perciò grazie a voi per averle scritte.

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